Quando l’interno soverchia l’esterno

La prima cosa è l’ascolto, sempre, e quando la visione del cliente si sintetizza nelle parole “luce al servizio dell’architettura” è chiaro che non si possono fare sconti con la luminosità del progetto, così come con la necessità di trovare soluzioni che vadano oltre gli schemi classici.

La ristrutturazione e l’ampliamento della sede di Luce&Light, sono state determinate dalla particolare richiesta del progettista di vedere all’interno dell’edificio il minor quantitativo di profili possibili.

Di fronte a questa esigenza, il compito di Cracco è stato quello di rendere possibile ciò che normalmente non esiste, rovesciando i concetti classici di “interno” ed “esterno”. L’obiettivo era infatti quello di avere un ingombro interno decisamente minore di quello esterno, ottenendo profili puliti, eleganti e assolutamente minimali.

È così che abbiamo deciso di “capovolgere” le facciate trasformando la faccia esterna in quella che si sarebbe vista da dentro l’edificio, ottenendo sporgenze minime all’interno, ingegnerizzando la struttura e agendo anticipando quelle che avrebbero potute essere le problematiche. Particolare attenzione infatti è stata data alla necessità di fermare l’acqua piovana all’esterno, raccogliendola alla base dei profili, senza che venissero alterate le prestazioni termiche delle facciate.

Ma dato che la richiesta del progettista era chiara, abbiamo presentato anche la possibilità di utilizzare il sistema dell’anta a scomparsa con sistema Shüco. In questo modo, tra il vetro fisso e quello apribile la differenza è pressoché inesistente.

La fornitura si è completata con l’inserimento di una porta automatica dotata di ogni dispositivo di sicurezza.

In questo possiamo proprio dirlo: abbiamo messo l’ingegnerizzazione al servizio dell’architettura e della luce.